giovedì 19 giugno 2008

Spionaggio fiscale, indagato anche Davide De Zan


Commercialisti più che zelanti. Pagavano regolarmente una mazzetta a un funzionario dell’Agenzia delle entrate, che in cambio azzerava il debito fiscale di alcuni loro clienti. La Guardia di finanza di Milano ha scoperto il meccanismo e ha arrestato questa mattina quattro persone su ordinanza del gip Gloria Gambitta e su richiesta del pm Francesco Prete. In carcere sono finiti Giuseppe Lomuti, funzionario appunto dell’Agenzia delle entrate, e Antonio Alfredo Caggiula, commercialista. Ai domiciliari invece Enzo Astolfi, anche lui commercialista, e l’investigatrice privata Emanuela Marcellino. I reati vanno dalla corruzione, all’accesso abusivo a sistema informatico, alla rivelazione di dati coperti dalla privacy.
Lomuti ha anche un conoscente celebre, che è finito nell’inchiesta. Si tratta di Davide De Zan, giornalista sportivo di Mediaset. Pare che Lomuti passasse a De Zan, senza essere pagato ma solo in virtù del rapporto di conoscenza, delle informazioni riservate riguardanti la situazione patrimoniale di Paolo Ziliani e Sandro Piccinini, diretti superiori del cronista. Il giornalista è indagato in concorso con Lomuti e insieme a una decina di persone tra cui altri due funzionari dell’Agenzia delle entrate: Albertino Rosso, che ha confessato, e Pasquale D’Alessandro. Secondo quanto verificato dall’inchiesta, il funzionario del Fisco riceveva periodicamente somme di denaro per annullare le tasse dovute da una serie di clienti di Caggiula e Astolfi.
I fatti che riguardano De Zan risalgono al periodo tra l’1 e l’8 aprile 2008, quando lui e Lomuti “accedevano abusivamente al sistema informatico telematico protetto dell’anagrafe tributaria per estrapolare dati riservati”. Le ordinanze di arresto invece sono state emesse per un fatto avvenuto il 20 maggio. Il caso riguarda una pratica da annullare di un professionista milanese, l’avvocato Guido Salvadori Del Prato (che non è indagato), cliente del commercialista Caggiula. Quest’ultimo avrebbe promesso a Lomuti 2.500 euro per l’annullamento della cartella esattoriale per un importo di 100.960 euro, intestata all’avvocato. Annullamento che però non avvenne perché il sistema informatico rifiutava l’operazione in quanto lo sgravio fiscale era illegittimo: non erano state compilate determinate caselle e quindi il meccanismo si era bloccato. Tra i vari clienti dei due commercialisti che versavano tangenti al funzionario del Fisco di Milano per ottenere sconti fiscali risultano molti avvocati e professionisti.

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